Le città storiche di Minas
Gerais di Victor Hart
clicca sulle immagini per
ingrandirle
Leggende
hanno portato i primi esploratori all’interno del Brasile, dove
più tardi sarebbe nata Minas Gerais.
Serre
formose, ripiene d’oro, circondavano i sogni di quegli
uomini. I costanti e coerenti racconti degli indios hanno spinto
le spedizioni ad esplorare quelle distese montagnose e
sconosciute di un vasto territorio. Indios feroci, animali
selvatici, natura ostile. Infine, negli ultimi anni del XVII
secolo, sono arrivati in una valle battezzata Tripuí, ai
piedi di una curiosa montagna (Itacolomi),. Lì, come in
tutta la regione, l’oro esalava dalla terra, dal letto dei fiumi
che a sua volta avevano il fondo dorato. La leggenda diventava
la più pura realtà. L’oro è stato il seme di Minas Gerais,
e la regione del Circuito dell’Oro madre generosa e austera. Qui
è sbocciato l’oro, l’ambizione, l’usura, le passioni, l'odio, i
domini, le sovversioni, le arti… E poi qui è sbocciato il
Brasile come nazione! Tutte le emozioni sono impregnate nelle
sue strade e pareti, soffiano leggermente in aria. Insistono a
resistere al tempo, facendo regnare nella mente dei loro
ammiratori le cospirazioni ed i sogni di libertà.
Una favolosa e bella città settecentesca incastrata in una valle
profonda delle montagne di Minas Gerais. Anacronistica,
spaventosa, affascinante. Ouro Preto risorge come una
visione, un miraggio in mezzo alla densa nebbia mattutina. La
sensazione per i visitatori durante il primo viaggio è
eccitante. D’improvviso sembra che il viaggio nel tempo sia una
realtà. Un pellegrinaggio dei vivi si mescola ad un
pellegrinaggio dei morti. Figure storiche o anonime si
confondono tra quelle contemporanee. Urtano e seminano
chiacchierii.
Ouro Preto
sta sopra il bene ed il male. Chi non pensa così non approfitta
della città. È estremamente umana, proprio per questo coraggiosa
e crudele. La crudeltà si trova scritta sulle pareti tumefatte
dalla bruciatura dell’olio di balena delle antiche miniere
d’oro. Gli schiavi erano forzati ad entrare in piccole aperture
e ci rimanevano praticamente tutto il giorno, respiravano il
fumo delle torce, il sudore esausto e il soffocante esalare di
orina e feci. Ormai il coraggio riposa splendente nel Pantheon
della Libertà, dove riposano i resti di quelli che un giorno
sognarono l’indipendenza di Minas Gerais, e perché no, del
Brasile. |
|
|
|
|
|
|
|
Ad Ouro Preto non c’è posto per manicheismi. Dobbiamo
solo rifarrci ad un’epoca senza leggi; una minestra caotica
d’interessi che ha preso forma e ha dato origine alla prima
società con caratteristiche moderne del Brasile. Se il nostro
paese è nato in qualche punto del litorale, la sua concezione
come nazione si è verificata in Minas. Sua madre fu Vila Rica
e il suo alimento l’oro.
Ouro Preto,
per il suo valore, fu decretata Città Monumento Nazionale nel
1933. Gli sguardi e il riconoscimento del mondo sarebbero venuti
nel 1980, quando la
UNESCO
la dichiarò Patrimonio Culturale dell’Umanità. La sua eredità è
maggiore delle frontiere, la sua essenza è la propria essenza
dell’uomo.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
I primi esploratori di Minas si meravigliarono per quello che
scoprivano per il cammino. Forse per fede oppure per mancanza di
creatività battezzarono ogni angolo con nomi di santi, al sapore
dei calendari. Ribeirão do Carmo non fuggì a questa
regola. Il giorno della consacrazione della Madonna del Carmo
ha dato origine al nome. Sarebbe stato fondato lì, allora
nel 1703, un villaggio che avrebbe avuto funzione strategica nel
gioco del potere stabilito dall’oro.
Mariana è oggi una delle più importanti città del
Circuito dell’Oro. Conserva, insieme ai suoi comuni,
interessanti reliquie del tempo in cui cominciò ad essere
disegnata la storia delle Minas Gerais. Nel XVIII secolo
sulle montagne sorse il primo Stato con caratteristiche moderne
in Brasile, che contrastava con la struttura inerte delle
fazendas di coltivazione di canna da zucchero del litorale.
Amministrazione burocratica, fiscalizzazione e riscossione delle
imposte.
Era inoltre una società complessa e molto democratica per i
modelli dell’epoca. In Minas schiavi potevano diventare
signori, cosa che fino a quel momento era impensabile. Bastava
per questo trovare la sua pepita, oppure saper approfittare
delle carenze del mercato consumatore emergente. Scultori,
falegnami, fabbri e altri professionisti erano benvenuti. La
mobilità sociale non era mica facile, ma c’era una lacuna.
|
|
|
|
|
|
|
Il sogno spinse la migrazione. A Minas convergevano
persone delle più differenti indoli e intenzioni, che
cominciarono a vivere in un incipiente mondo senza legge.
Sorsero i conflitti, il primo e più conosciuto fu la Guerra
degli Emboabas (vedere “Parlando di Minas”). C’era
bisogno di mettere ordine nel caos. Al comando della Corona si
trasferì a Minas il Capitano Generale Antonio de Albuquerque,
nominato governatore. Scelsero il borgo di Ribeirão do Carmo
come sede del governo.
Nel 1745 la Vila do Ribeirão do Carmo, non più un
villaggio, fu elevata a condizione di città, ribattezzata
Mariana, che nel dizionario storico di Minas Gerais
significa anche “prima”. Argomenti non mancavano: primo
villaggio, capitale, città progettata e sede del vescovado…
Generò e progettò talenti come Manuel da Costa Ataíde
(pittore sacro), Cláudio Manuel da Costa (poeta e
inconfidente
),
Fra’Santa Rita Durão (autore del poema "Caramuru"), Prete
Joaquim da Rocha (inconfidente).
Colui che era coinvolto nel movimento
patriottico, alla fine del settecento, che si destinava
a liberare il Brasile dal regime coloniale portoghese
Chi arriva a Congonhas, nella regione dell’Alto
Paraopeba, si stupisce. Dall’alto della collina dodici
profeti sorvegliano attenti la città. Le persone circolano
laggiù, nel viavai dei loro impegni giornalieri, indifferenti
agli sguardi delle statue.
Esse sono lì da molto tempo, dall’inizio del XIX secolo e
testimoniarono la genialità di un uomo e il furore di un’epoca.
Pare che rivivano un mito greco. Le immagini danno l’impressione
di aver fissato, in qualche tempo distante, gli occhi della
Medusa. Minas è la terra dei misteri, della magia e dei segreti…
Medusa, la dea greca con capelli di serpenti, che pietrificava
chi la guardasse, qui ha preso un altro nome: Antonio
Francisco Lisboa, l’Aleijadinho.
Le prime informazioni sull’origine di Congonhas risalgono
al 1734. Nel 1700 alcuni portoghesi si stabilirono nell’Arraial
dos Carijós (attuale Conselheiro Lafaiete, a 17
chilometri), altri avventurieri continuarono la ricerca per
nuovi terreni auriferi. Lungo la riva del fiume Maranhão
si stabilirono nuovi borghi.
Congonhas
è diventata un importante centro di coltivazione delle miniere e
da lì uscirono grandi ricchezze dell’epoca. Le pepite d’oro
arrivavano ad avere la misura di patate nella famosa miniera
chiamata Batateiro. Nel 1796 la forza dell’oro portò
all’allora comune di Congonhas, il mago delle forme, lo
scultore Aleijadinho, ormai illustre in quei tempi. Lì
lui lasciò per sempre la manifestazione più concreta della
grandiosità della sua arte.
I tempi dell’oro se ne andarono, ma Congonhas è il
testimone vivo di che quei giorni di gloria realmente
esisterono. È possibile sentire la spiritualità delle sculture
di Aleijadinho che, siccome sono molto espressive,
sembrano di star per prendere vita. Si può vedere e toccare le
loro forme, scorrere tra i contorni, captare la fede e la saga
degli uomini che costruirono la storia delle Minas Gerais.
|
|
Pepite d’oro della misura di patate, il maggior e più magnifico
insieme di immagini barocche del mondo e la festa del Giubileo,
che arriva a riunire centinaia di migliaia di persone.
Congonhas impressiona. La città conquistò fama nella decade
di 60 in virtù delle guarigioni compiute dal medium Zé Arigó,
che incorporava lo spirito del medico tedesco Fritz.
Persone da tutte le parti del Brasile e del mondo, disingannate
dalla medicina tradizionale, erano dirette a Congonhas
alla ricerca di guarigione. Perfino scienziati americani della
NASA studiarono il fenomeno. Il nome Congonhas
viene dal tipo di vegetazione trovata nei campi, una pianta che
gli indios chiamavano Congõi, che in tupi
significa ”quello che sostiene, quello che alimenta”. Niente più
suggestivo. Situata in una valle e circondata da imponenti
montagne, la città oggi alimenta l’anima di coloro che
desiderano rivivere un’epoca dorata. Gli elementi architettonico
e artistici della Basílica de Bom Jesus de Matozinhos
furono riconosciuti come Patrimonio Culturale dell’Umanità dalla
UNESCO nel 1985. La città fu anche culla dell’opera Marista in
Brasile.
|
|
|
Un mare di stelle, un palco distante… La sua storia, così come
le sue preziose pietre, furono sfaccettate dal sudore, dal
fausto e dall’ambizione. Questa è Diamantina, terra di
Chica e JK
.
Juscelino Kubitschek (1902-1976), presidente del Brasile
tra il 1956 e il 1961
|
|
|
|
|
|
|
La città si trova sul bordo dell’Espinhaço, praticamente
divide i bacini del fiume São Francisco e del fiume
Jequitinhonha. È un posto diverso, isolato e proprio per
questo ancora più affascinante. Spuntò più al nord, distante dai
tradizionali centri auriferi del XVIII secolo. Gli esploratori
arrivarono alla ricerca di oro, ma non ci volle molto perché
scoprissero che la vocazione di quella terra era un’altra. Una
vocazione che consumò migliaia di anni della natura e regalò
all’uomo una vera preziosità. Il viaggio sull’autostrada fino a
Diamantina è rivelatore e molto piacevole. Anche le
montagne sono differenti. Le rocce spuntano dal suolo nude e in
profusione, punteggiando il paesaggio e formando mosaici. Ecco
che dal niente sorge l’antico Arraial do Tijuco, con le
sue chiese, il suo caseggiato e i suoi racconti sorprendenti di
un’era indimenticabile, popolata da personaggi curiosi. Sembra
un presepe incrostato nella roccia rozza delle montagne che lo
circondano.
In questo presepe regnò, a metà del XVIII secolo, Chica da
Silva, la schiava che diventò regina. In quanto amante del
contrattatore – che deteneva la concessione reale per esplorare
le miniere diamantifere – ordinava e contrordinava in città.
Ecco una delle storie più deliziose di Minas Gerais, a
volte trasformate in caricatura dell’emergente e complessa
società che si stabilì nella provincia nel settecento.
|
Congada:
Danza popolare che viene ballata in alcune regioni del Sudest
brasiliano, con maggior risalto in Minas Gerais. Questa
manifestazione culturale ha origine nel cattolicesimo e nelle
sanguinanti storie di guerra del popolo africano, come quella
dell’assassinio del re di Angola, Gola Bândi. Nella
congada recitano una processione di schiavi stregoni,
fattori, dame di compagnia e guerrieri che portano la regina ed
il re negro fino alla chiesa, dove saranno coronati. Durante il
corteo, al suono di viole, tamburelli e
reco-reco
,
realizzano balli con movimenti che simulano una guerra. A
Conselheiro Lafaiete il Festival d’Inverno è sempre concluso
con un festival di congada.
Strumento di percussione |
|
|
|
<<Altri
Reportage |
|
PROMOBRASIL |
|