TIETA DO BRASIL

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Regia
Carlos Diegues

Sceneggiatura
Joao Ubaldo Ribeiro
Antonio Calmon
Carlos Diegues


Dal romanzo di
Jorge Amado
Tieta de Agreste

Interpreti
Sonia Braga Marilla Pera Leon Goes Heitor Martinez Mello

Brasile 1996

Tieta, dopo un assenza di ventisei anni, torna al paese natale, Sant’Ana do Agreste, nella regione di Bahia. Era stata cacciata di casa dal padre per le sue avventure amorose, tradita dalla sorella maggiore Perpetua, avida e avara come il capofamiglia. Tieta torna ricca e vedova di un industriale di San Paolo. In paese è accolta come una santa, tanto è vero che cerca di aiutare il segretario comunale Ascanio a far avere l’elettricità e suo padre a tornare in possesso delle terre. Cerca anche di far sposare la sedicente figliastra Leonora al segretario Ascanio, mentre intreccia una relazione con Cardo, il seminarista figlio di Perpetua e media la presenza in paese di una multinazionale che vuole impiantare il diossido di titanio tra le palme. Ma non riuscirà a conservare il suo miglior segreto. In paese rimarrà Leonor
C U R I O S I T À

      IL REGISTA E IL FILM
Dopo un anno e sei diverse versioni della sceneggiatura (scritta da Diegues e dal romanziere Joao Ubaldo Ribeiro), le riprese di Tieta do Brasil sono iniziate il 31 luglio 1995 e sono durate 10 settimane, in due località della regione di Bahia. Dice Carlos Diegues:
"Io considero Tieta il libro più femminista di Amado, in cui tutta l’azione viene raccontata dal punto di vista dei personaggi femminili. Questo è il motivo per cui il libro finisce in modo pessimista, tutte le donne perdono. Ma io volevo che almeno Leonora raggiungesse l’amore. Ho cosultato Jorge Amado e lui era d’accordo"...

 

TUTTO IL CORPO DI BAHIA
di Paolo Vernaglione


Tredicesimo film di Carlos Diegues, un pilastro del cinema brasiliano, fondatore insieme a Glauber Rocha e Nelson Pereira do Santos del Cinema Novo, Tieta do Brasil risente parecchio della vena ironico-satirica del regista di Bye Bye Brasil (1979), film realizzato, ma erano altri tempi, quando la pressione del regime militar-aristocratico e del capitale statunitense mascherato da "indio" era più forte in terra carioca.

Risente della forza-debolezza dei tempi odierni in cui si può mischiare tropicalismo e Grazie zia con contorno disinvolto di telenovela. Ma il piatto regge poco persino per lo spettatore con gusto più paralitico. Questa trasposizione del celebre romanzo di Jorge Amado Tieta de Agreste all’inizio è molto feroce e "possibile", con quella casa simil-favela arredata di immagini sacre lampeggianti e pagane, secondo il tipico culto kitsch mistilingue della piccola borghesia contadina. Poi annacqua le sequenze in cui "si addolora" per aver capito quanto l’estetica della fame e il tropicalismo di Glauber Rocha e Nelson Pereira erano veri ed essenziali.

Jorge Amado, che compare a inizio e fine film a spiegare la morale della storia (e forse di qualsiasi storia messa in immagini), non basta a sancire che questa è vera cultura brasileira. Non basta neanche la maglia numero 11 della nazionale sognata dal sacrificato Cardo. Siamo esattamente agli antipodi della Historia do Brasil di Glauber Rocha.

Sonia Braga, segno indistinguibile del desiderio femminile (ma rapportato alla voracità maschile, con quel seno in vista e scatenante) piomba sul racconto e a sua volta lo divora, lo infiamma, lo esorcizza quasi, dimostrando come si fa a realizzare il sogno più ambito della donna dagli anni Sessanta ad oggi: essere ricca, bella e vendicatrice.

Ma anche quel desiderio è messo a morte, dislocato in una zona grigia, opaca, malgrado le spiagge e il chiasso del Bahia, la cultura popolare, i fotoromanzi e la memoria di un movimento politico "passato", fantasmato, sottratto alle regole della finzione. Eppure le atmosfere desideranti ci sono e in bella mostra, incarnate nel corpo di Tieta-Sonia, - benché il viso sia un po’ solcato - che viene "spogliato" dentro e fuori i vestiti da città e la camicia da notte. Corpo eccitante e voglioso che non si ferma di fronte alla tradizione e all’assenza sessuale maschile che il film delega allo spettatore.

Tieta rimbalza sulle immagini del presente ma non vuole incidere e il temperamento ecologico della comunità paesana si stempera nei flashback dei ricordi in bianco e nero, quando il sesso si faceva tra gli alberi e era rivoluzionario.

                                                       <<<<<<AMADO

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