TIETA DO BRASIL
Regia |
Tieta, dopo un assenza di ventisei anni, torna al paese natale, SantAna do Agreste, nella regione di Bahia. Era stata cacciata di casa dal padre per le sue avventure amorose, tradita dalla sorella maggiore Perpetua, avida e avara come il capofamiglia. Tieta torna ricca e vedova di un industriale di San Paolo. In paese è accolta come una santa, tanto è vero che cerca di aiutare il segretario comunale Ascanio a far avere lelettricità e suo padre a tornare in possesso delle terre. Cerca anche di far sposare la sedicente figliastra Leonora al segretario Ascanio, mentre intreccia una relazione con Cardo, il seminarista figlio di Perpetua e media la presenza in paese di una multinazionale che vuole impiantare il diossido di titanio tra le palme. Ma non riuscirà a conservare il suo miglior segreto. In paese rimarrà Leonor |
C U R I O S I T
À
IL
REGISTA E IL FILM |
TUTTO IL
CORPO DI BAHIA
Risente della forza-debolezza dei tempi odierni in cui si può mischiare tropicalismo e Grazie zia con contorno disinvolto di telenovela. Ma il piatto regge poco persino per lo spettatore con gusto più paralitico. Questa trasposizione del celebre romanzo di Jorge Amado Tieta de Agreste allinizio è molto feroce e "possibile", con quella casa simil-favela arredata di immagini sacre lampeggianti e pagane, secondo il tipico culto kitsch mistilingue della piccola borghesia contadina. Poi annacqua le sequenze in cui "si addolora" per aver capito quanto lestetica della fame e il tropicalismo di Glauber Rocha e Nelson Pereira erano veri ed essenziali. Jorge Amado, che compare a inizio e fine film a spiegare la morale della storia (e forse di qualsiasi storia messa in immagini), non basta a sancire che questa è vera cultura brasileira. Non basta neanche la maglia numero 11 della nazionale sognata dal sacrificato Cardo. Siamo esattamente agli antipodi della Historia do Brasil di Glauber Rocha. Sonia Braga, segno indistinguibile del desiderio femminile (ma rapportato alla voracità maschile, con quel seno in vista e scatenante) piomba sul racconto e a sua volta lo divora, lo infiamma, lo esorcizza quasi, dimostrando come si fa a realizzare il sogno più ambito della donna dagli anni Sessanta ad oggi: essere ricca, bella e vendicatrice. Ma anche quel desiderio è messo a morte, dislocato in una zona grigia, opaca, malgrado le spiagge e il chiasso del Bahia, la cultura popolare, i fotoromanzi e la memoria di un movimento politico "passato", fantasmato, sottratto alle regole della finzione. Eppure le atmosfere desideranti ci sono e in bella mostra, incarnate nel corpo di Tieta-Sonia, - benché il viso sia un po solcato - che viene "spogliato" dentro e fuori i vestiti da città e la camicia da notte. Corpo eccitante e voglioso che non si ferma di fronte alla tradizione e allassenza sessuale maschile che il film delega allo spettatore. Tieta rimbalza sulle immagini del presente ma non vuole incidere e il temperamento ecologico della comunità paesana si stempera nei flashback dei ricordi in bianco e nero, quando il sesso si faceva tra gli alberi e era rivoluzionario. |